il paesaggio è il risultato più evidente della relazione tra uomo e natura. attività millenarie hanno plasmato le valli e i versanti delle montagne, in un'immagine fatta di boschi, prati, sentieri, strade, paesi. la lentezza del cambiamento che caratterizza questi ambienti può dare un senso di staticità ad un'immagine consolidata. eventi come Vaia e come la successiva epidemia di bostrico rivelano invece la contingenza di ciò che osserviamo, e ci permettono di osservare il cambiamento mentre avviene: dei boschi di oggi, domani resterà ben poco.
"camminando nel bosco, quando le giornate si fanno più calde ed esce il sole, li vedi volare, ti si appoggiano anche addosso, sui vestiti. lì capisci di essere in un bosco che tra qualche mese sarà completamente secco"
il bostrico tipografo è un coleottero lungo appena pochi millimetri, endemico dei boschi di conifera di tutto il mondo. svolge un'importantissima funzione di regolazione, attaccando le piante deboli e permettendo a quelle nuove di emergere.
sempre più di frequente, a causa dell'allungarsi delle stagioni calde e di periodi di siccità prolungate, la diffusione di questo insetto diventa così vasta da rappresentare un serio problema per la sopravvivenza del bosco stesso.
nelle foreste trentine, dopo la tempesta vaia, il bostrico ha avuto quantità enormi di legname morto su cui svilupparsi, e grazie a condizioni climatiche favorevoli che hanno indebolito le piante sane, ha potuto propagarsi e moltiplicare i danni causati dal vento. gli alberi attaccati muoiono in piedi, e devono essere rimossi prima che marciscano per non perdere tutto il valore del legno.
imprese sempre più numerose lavorano in val di fiemme e nelle valli trentine. dopo la rimozione del legname schiantato, la necessità è diventata quella di recuperare il legname attaccato dal bostrico. i boscaioli sono costretti ad utilizzare tecniche fortemente invasive per il sottobosco, giustificate solo dall'eccezionalità della situazione, altrimenti non accettate per questioni di salvaguardia ambientale.
talvolta, vengono affidati lotti a imprese boschive che non provengono dal territorio. "a loro non interessa far dei danni, loro vengono, tagliano e poi vanno via. per noi è diverso, questi sono i nostri boschi, facciamo più attenzione"
quello della gestione forestale è un tema che è emerso con forza in questi anni. già nei decenni passati si cominciava a diffondere una cultura del bosco più vicina ai ritmi della natura e meno invasiva, che preservasse le funzioni e la capacità del bosco di rinnovarsi da solo.
le differenze nella gestione sono emerse nel momento della criticità. le zone in cui il bosco è più forte hanno resistito meglio e rispondono meglio alle difficoltà, soprattutto quando l'intervento umano è tempestivo e permette di tamponare il diffondersi del bostrico.
miglior esempio di questa gestione "equilibrata" l'ho trovato e Lavarone, nella figura del custode forestale damiano zanocco. una gestione attenta e non orientata solamente al profitto immediato permette di preservare meglio il bosco e di renderlo più resiliente. condizione essenziale perché questo patrimonio possa essere trasmesso integro alle generazioni future.