Non lo si vede mai il Po. Se ne intuisce la presenza, dietro l’argine che limita la vista. Centro geografico, eppure periferia: ciò che conta, tutte le città, l’economia, stanno ai margini nord e sud della pianura, il più lontano possibile dal grande fiume, arrampicati fino ai piedi delle colline, come se volessero starne alla larga. Al centro, solo decine di paesi, paesi di provincia, che vengono chiamati “della bassa” sia dai lombardi, che dagli emiliani, nonostante gli uni guardino a sud, e gli altri a nord. Vicino al Po c’è sempre la bassa. La Bassa universale. 
Poco prima di Sustinente lo si incontra per la prima volta, l’argine. Lo osservo con attenzione. Non che non l’avessi mai visto, non che non mi avesse mai incuriosito. Ma l’osservazione è un’altra cosa: un elemento del paesaggio, un oggetto, non è solo un corpo in sé, il modo in cui lo guardiamo dipende anche da cosa ne sappiamo, dalle storie che ci hanno raccontato a riguardo, dalle esperienze insomma, nostre o altrui, che lo riguardano. Per alcuni è un ostacolo, per altri un orizzonte, per qualcuno un punto privilegiato di osservazione che permette di cambiare prospettiva sulla pianura. 

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